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Il matrimonio gay in Italia?


Le leggi italiane continuano a non permettere la regolarizzazione delle convivenze tra persone dello stesso sesso in forme assimilabili al matrimonio. Leggi che sono lontane dalla vita di tutti i giorni, cosi’ come dalle legislazioni di California, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Belgio. E sono lontane dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Costituzione del nostro Paese.



Nella passata legislatura i tentativi di quantomeno discutere qualcosa che prendesse in considerazione questa possibilita’, si sono arenati. Fra “Pacs” e “Dico” abbiamo solo assistito ad una genuflessione di maggioranza ed opposizione ai pressanti e potenti condizionamenti del Vaticano.


La Costituzione non esclude una regolazione del matrimonio tra persone del medesimo sesso. Per cui l’intervento legislativo per rimuovere gli ostacoli sono solo piccole correzioni a quel codice civile del 1942 che, rispondendo probabilmente alle esigenze della societa’ di quel tempo, sicuramente non svolge altrettanta funzione nel nostro tempo.


L’articolo II 81 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea vieta ogni forma di discriminazione, compresa quella fondata sull’orientamento sessuale. Quale peggiore discriminazione di quella che vieta l’accesso ad un istituto pubblico e all’esercizio del diritto al matrimonio in base alle proprie preferenze sessuali?


Il primo matrimonio gay riconosciuto in Italia


Il tribunale di Grosseto ha ordinato al comune della città toscana di trascrivere nel registro di stato civile il matrimonio di due uomini che si erano sposati a New York nel 2012. Anche se la sentenza avrà pochi effetti concreti e sarà probabilmente ribaltata in appello, è un passo storico in uno dei pochi paesi occidentali che non offrono alcun riconoscimento alle unioni tra persone dello stesso sesso.


La trascrizione non ha natura ”costitutiva, ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido di per sé”. La sentenza del tribunale di Grosseto cita anche precedenti sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che ”non ritiene più che il diritto al matrimonio” debba essere ”limitato in tutti i casi al matrimonio tra persone di sesso opposto”.


La conferenza episcopale italiana, invece, ha definito la decisione uno ”strappo”, una ”pericolosa fuga in avanti di carattere fortemente ideologico”. Per i vescovi italiani ”con tale decisione rischia di essere travolto uno dei pilastri fondamentali dell’istituto matrimoniale, radicato nella nostra tradizione culturale, riconosciuto e garantito nel nostro ordinamento costituzionale”.


Gli ultimi d’Europa. In tutto il mondo occidentale i movimenti per i diritti gay stanno facendo delle grandi conquiste. Negli Stati Uniti 13 stati hanno legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la stessa cosa è avvenuta in Nuova Zelanda e in Uruguay. In Europa hanno legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso il Regno Unito e la Francia. Inoltre le unioni civili sono legali in moltissimi paesi.


L’Italia invece è uno dei pochi paesi d’Europa che non prevede nessuna forma di riconoscimento per le coppie di persone dello stesso sesso. Negli ultimi 15 anni alcune città tra cui Milano e Genova hanno istituito dei registri per le unioni civili, che però non hanno validità al di là dei confini comunali. Roma non si è dotata nemmeno di questo strumento.


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